Gagliardetti della Memoria: Chino Guglielmo

Guglielmo Chino: soldato semplice, caduto della Grande Guerra, parente di Andrea Cecchi, socio fondatore di Riviera al Fronte che ci ha consegnato le lettere scritte dal prozio alla famiglia e una foto.

Il soldato Guglielmo Chino

Il soldato semplice Guglielmo Chino, matricola 12912, apparteneva al 25° Reggimento Fanteria, Brigata Bergamo, era figlio di Maurizio e di Angela Scappin. Era nato a Dolo il 20 novembre 1884 in via Campo Pelà, allora vicina all’area di via Dauli, molto probabilmente nella zona dove oggi sorgono ‘Dolo 2000’ e il parcheggio del cimitero.

All’inizio della guerra, il nostro concittadino fu uno dei primi a essere richiamato alle armi: dopo l’arruolamento del 1 giugno, a luglio venne assegnato al 113° Fanteria che, assieme al 114°, componeva la Brigata Mantova. Prima di partire per il fronte, il 3 giugno Guglielmo si era sposato a Dolo con l’amata Annetta Zorzan, destinataria delle lettere che leggeremo fra poco.
Fino a metà estate 1915 il Reggimento prestò servizio in Val Lagarina, svolgendo azioni militari sul monte Baldo, a Crosano, presidiando la Vallarsa. A metà ottobre furono invece svolte importanti azioni militari culminate dal successo su quota 912, a nord-ovest di Brentonico, che portarono alla conquista dei ruderi  del castello e all’occupazione delle relative alture a nord-est della posizione e al respingimento di tutti i contrattacchi nemici. Il 1915 si chiuse con le operazioni per l’occupazione della linea Mori Nuovo – quota 163, sulla destra del fiume Adige, e con il rafforzamento delle posizioni di Madonna di Monte Albano.

All’inizio della Strafexpedition (maggio 1916), il 113° ebbe ordine di ritirarsi su posizioni difendibili, riuscendo così a resistere agli attacchi avversari. Dopo aver sventato con i propri commilitoni i tentativi di aggiramento sulla destra dell’Adige, Chino fu destinato al comando di Sacile e il 3 agosto 1916 assegnato al 25° Fanteria, Brigata Bergamo, che si trovava sul settore di Santa Lucia e di Santa Maria, senza però partecipare alle cruciali battaglie dell’Isonzo. Per circa un mese, dal 23 novembre al 14 dicembre, il 25° rimase in riposo tra Fauglis e Prepotto.E’ da questa parte del fronte che Guglielmo scrisse ad Annetta; la lettera in questione è datata mercoledì 24 agosto. È stata trascritta come sull’originale.

“Mia adorata moglie,
Subito ti do mie buone notizie come siamo stati intesi. Ora la mia salute e buonissima cosi spero dite e miei cari bambini. Dunque caro mio tesoro tu dici che tuo fratello e 17 giorni che non sapete nulla di lui sai bene che si troverà più al sicuro di me e per questo non devi appasionarti. Piu che mi dispiace che tua mama a poco bene ma spero che presto stara meglio. Dunque mia cara Anetta devi sapere che mi trovo in trincea ancora dal secondo giorno che siamo rivati e non si sa quando si avrà il cambio qui si mangia una volta ogni 24 ore ti dano umpo di caffè fredo ti dano umpo di pasta e riso come la colla mezza tassa di vino, ogni 2 giorni ti dico cose del l’altro mondo. Poi nella trincea e va pregare Idio che non piova perche ai laqua sopra e anche sotto sono 6 gioni che siamo immezo al fango perche piove sempre. Dunque mia cara anetta quello che ti recomando che non ai da pasionarti per certe cose tu devi pensare al tuo amore che si trova esposto al pericolo. Qui per ora non ce avanzate ma ci sono tutte le sere attachi e contro attachi. Basta mia cara Anetta altro non posso dirti perche con questi tagliani Non si puo parlare tanto. Ieri o ricevuto notizie da mio nipote Rodolfo dice chea ricevuto la mia fottografia midice che sta bene. Da mio Nipote Ernesto non o ricevuto neancora notizie. Delle tue lettere Neo ricevuta una solo.Guarda che miano tagliato li Capelli Perche in trincea sifa li pidocchi come lio gia Presi, ti metto dentro questo grupetto di Capelli. Quando mi scrivi manda pure sensa bolo. Allora Termino il mio scritto col baciarti te e figli e fatti coraggio come io. Ciao mia Anetta speriamo che tutto vada fenito e allora tornero a casa e si baceremo como si abbiamo sempre baraciato coi nostri cari figli. Tu tesei sognato e Pure anchio 2 volte. saluta tutti Baci ai bambini e a te stretti Bacioni. Dal Tuo Primo Amore. Marito Chino Guglielmo
Ciao
scrivi sempre
Baci e Baci”

Guglielmo soffriva molto la distanza da casa ed era triste sapendo che la moglie non godeva di buona salute dato che era in attesa di un intervento chirurgico all’ospedale di Dolo. Il 9 settembre Guglielmo scrisse:

“Ti dico che non stia pensare perche altro che pensare io non facio che piangere giorno e notte nonso chi sia quel barbaro uomo che non penza alla sua diletta famiglia, moglie e figli io o sempre pensato e sempre pensarò fino che saro questa posizione perche io non volto li ochi se non penso a te. Io la mia vita non li facia calcolo fino a che sono in prima linea e se avro la fortuna di campare pensero a sempre fino a quel giorno che potro venire a casa abbracciarti te e miei cari bambini”

Pochi giorni dopo la coppia ebbe modo di incontrarsi a Sacile grazie a due giorni di licenza concessi a Guglielmo tra il 12 e il 13 settembre. Un momento indimenticabile e che il soldato ricorda in chiusura della lettera del 17 successivo:

“Non penzare mai il male che io sto bene adio mio amore dali baci ai nostri cari bambini e prega perme. Quest ogi mentre faceva un pisolo sono vicino a Sampieri mi sono sognato dite non puoi maginarti quando mi sono svegliato pensavo quella note che abbiamo passato a Sacile. Basta Coraggio sempre Ciao Baci”

Grazie alla frequente corrispondenza con il marito, Annetta approfittava per chiedere informazioni su altri compaesani che non scrivevano più a casa. Guglielmo riusciva a comunicare molto con Dolo, anche se riceveva le lettere in ritardo. La scrittura era facilitata anche dai momenti di stasi del conflitto; altri soldati facevano mancare proprie notizie per mesi e le famiglie erano costrette a rivolgersi al Sindaco del paese, che scriveva ai comandi del Reggimento di appartenenza. Venerdì 13 ottobre Chino scrisse:

“Cara mia moglie guarda per ricevuto 5 lettere tutte suna volta per 2 ore o sempre letto. o inteso che vuoi sapere se nino Gambero lovisto nel venire o se andare io lovisto quando sono venuto giu dal fronte di Gorisia e poi non lo piu visto io son uno fronte e lui povereto si trova sun naltro io avrei molto piacere che non fosse Morto. o inteso pure di Augusto Carraro e anche di Costante sono molto dispiaciuto”
Nella stessa lettera, Chino comunicava che le condizioni della truppa erano migliorate: “dunque adesso fra un giorno o 2 vado ancora in trincea perche adesso sifa 6 giorni in trincea e 6 giorni in montagna a lavorare di barache per ripararsi del laqua e galerie per ripararsi dell canone nemico.”

Tra i colli del Santa Lucia e di Santa Maria l’inverno si stava avvicinando velocemente e le condizioni atmosferiche stavano peggiorando gradualmente. Il vero nemico dei fanti non era il soldato austroungarico, anch’egli costretto a vivere in condizioni pessime, ma il freddo, la neve e l’acqua, sia quella che cadeva dal cielo in gran quantità sia quella da bere che non arrivava mai. Il 1° dicembre 1916, alle ore 11, Guglielmo scriveva:

“Dunque mia cara Anetta non ti posso dire la vita che abbiamo fatto la notte del 22 venindo al 23. Siamo venuti su da una montagna con vento pioggia e neve non sevedevimo uno col laltro era tanto dura siamo rivati su alla mattina tutti disvigurati stanchi erimo tutti coperti di neve e fame. poi per venire qui dove si troviamo adesso abbiamo caminato 2 giorni Poi non si poteva piu andare avanti e ora anno chiamato piu di 100 autocarri fino che mi ano portato qui. Adesso siamo nei dintorni di Palmanova qui si starebe bene ma tutto il giorno mi toca fare le strusioni e mi dano anche pocho da bere ma per questo siamo tutti contenti perche siamo al momento siguri della nostra cara vita. Mia cara Anetta quanti pidochi cheo butato via in questi pochi giorni era pieno come una bestia. dunque qui si spera che prima di andare sun naltro fronte possa mandarne tutti in licenza che siamo qui che la bramiamo come il pane che simangia e poi siamo contenti di partire subito almeno che posiamo vedere ancora.”

La speranza della licenza tanto agognata rimase: dal 15 dicembre fino all’inizio della decima battaglia dell’Isonzo, combattuta nel maggio 1917, il Reggimento di Chino venne incaricato di presidiare le posizioni del Monte Debeli. La stanchezza della guerra cominciava ad affiorare e nemmeno i giorni di festa servivano a distrarre i soldati. Scriveva Guglielmo il 12 aprile:

“Mia anetta tifaccio sapere che mia domenica giorno di Pasqua e venuto Nostro nipote Rodolfo a trovarmi in trincea, ma sia fermato pocho tempo perche quelli barbari tedeschi a cominciato apprire un tremendo fuocho e io subito lo fatto scapare dalla trincea di fiancho. E io Poveretto sono stato la in trincea e mie venuto da piangere vedermi in merso nel fuocho. Basta mio amore anche questa volta lopasato per il bucho della chiave ma non ti posso dire li spaventi di questi 20 giorni sempre sotto al fuocho nemico. Mia cara Anetta te avreai da contare tanto ma sai bene che passano la censura. qui dove mitrovo Ho attrovato Mario del Caffe Comercio e anche Alesandro che era da Salmasi, tisaluta tanto. Mio tesoro tu Parli sempre della mia licenza tu ai tanta raggione ma devi sapere che in questo Reggimento nemanda via tanto. Pochi, ma adeso vicino che in questi 40 giorni mandano tutti. Basta che le cose vada tutto per bene e cosi vera il mio turno anche per me. Dunque o inteso amore di Ernesto io ho gia scritto salutelo tanto Rodolfo vimanda Baci a tutti.”

Purtroppo Chino non vedrà mai la licenza perché era in fase di preparazione la decima battaglia dell’Isonzo. Il 23 maggio la Bergamo fu mandata alla conquista delle trincee del Monte Flondar e delle posizioni sul’altura denominata quota 92. A metà giornata gli italiani conquistarono la prima linea nemica ma in serata furono costretti a retrocedere a causa della controffensiva austroungarica non solo da quella appena conquistata ma anche da quella di partenza, lasciando sul campo oltre ai morti, ai feriti e ai dispersi, anche quasi un migliaio di prigionieri. Il giorno successivo la Brigata tornò all’attacco e questa volta gli imperiali capitolarono sulle quote 92 e 43. L’avanzata proseguì: assieme alla Gaeta, il 25° occupò la linea difensiva di Flondar, nonostante il tiro dell’artiglieria e il fuoco di mitragliatrici e di bombe provenienti dal cielo da parte dell’aviazione nemica.

Chino morì nel primo giorno dell’offensiva, il 23 maggio, non si sa se nell’assalto per la presa della prima linea o nel momento della ritirata. Essendo caduto nella zona di quota 144 è molto probabile che il suo corpo fosse stato sepolto in uno dei cimiteri della zona. Poi, con la risistemazione dei campi santi e con la formazione dei sacrari di Redipuglia ed Oslavia in periodo fascista, la croce andò perduta e il corpo tumulato assieme a quello di tanti altri soldati ignoti.

Fonti:
Lettere appartenenti alla famiglia Cecchi
Archivio Comunale di Dolo
Foglio matricolare, Archivio di Stato di Venezia
Diari delle Brigate Mantova e Bergamo, ritrovati in internet

Ivan B. Zabeo

6 luglio: Mira al Forte – Memorie della Grande Guerra

2015.07.04 - Locandina - Mira al forte

Vi aspettiamo numerosi alla prima grande giornata organizzata in occasione del Centenario della Grande Guerra e che si svolgerà a Mira, Forte Poerio. L’iniziativa, che si svolgerà tra il 4 e il 5 luglio e che è intitolata Mira al Forte – Memorie della Grande Guerra, è organizzata dal Comune di Mira assieme alla partecipazione di moltissime associazioni del territorio e tra queste, ovviamente, Riviera al Fronte. L’obiettivo del Comune e degli enti partecipanti è quello di riqualificare il più possibile l’area del Forte, approfittando proprio del Centenario che si protrarrà fino al prossimo 2018.

Il 4 luglio, alle 09.30 sarà inaugurata la mostra presso Casa Futura, organizzata dall’associazione La Ghirba e da ArtiFulvio. Qui saranno presentati cimeli della Grande Guerra, divise e memorie.
Alle 10.00 saranno celebrati anche i pannelli rievocativi installati sulle porte e le finestre di Forte Poerio. Questo progetto è stato realizzato dalla Cooperativa Sociale Primavera Onlus e dall’associazione Centro Idea Donna di Mira. I pannelli vedranno delle foto realizzate a dei ragazzi che, vestendo gli abiti civili e poi la divisa dell’Esercito o delle Crocerossine dell’epoca, hanno fatto un tuffo di 100 anni.
Alle 10.30 partirà la prima delle due visite guidate della mattina al forte e il laboratorio per bambini. Le due attività sono gestite dalla Società Cooperativa Culture.

Dopo la pausa di mezzogiorno, a partire dalle 16.30 riprenderanno le visite per il forte.
Alle ore 18.00 il Sindaco di Mira, Alvise Maniero, l’assessore alla Cultura Nicola Crivellaro e i presidenti delle associazioni daranno il saluto alla cittadinanza.
Alle ore 18.30 Sebastiano Leotta e Irene Barichello leggeranno lettere dal fronte e diari di guerra. L’iniziativa è stata promossa da Riviera al Fronte. Ringraziamo pubblicamente Sebastiano e Irene, ricercatori e scrittori dell’Università di Padova e delle scuole medie, per essere dei nostri e per aver prestato la loro voce, la loro ricerca e la loro passione per questa giornata.
Alle 19.30 il coro I Fiori de Suca intoneranno dei canti sociali dell’epoca della Grande Guerra.
La giornata si conclude con lo spettacolo delle 21.30 dal titolo Il fuoco nel cuore di e con Titino Carrara, promosso dall’associazione La Piccionaia.

Il giorno 5 luglio sono previste altre due visite guidate al Forte Poerio – una alle 10.30 e una alle 16.30 – e resteranno aperte sia la mostra in Casa Futura sia le installazioni al Forte.

Durante la giornata ci saranno anche rievocanti in divisa d’epoca.

Ivan B. Zabeo

Italia, 1914-1915. Guerra inevitabile?

Dopo la bellissima ed emozionante giornata di domenica 26 aprile a Dolo, in cui abbiamo ricordato alcuni combattenti e reduci della Prima e della Seconda guerra mondiale e delle missioni di pace, Riviera al Fronte offre agli appassionati di Storia e soprattutto ai giovani un nuovo momento di riflessione. Questa volta andremo a fondo sulle cause che hanno spinto l’Italia ad entrare nella Prima guerra mondiale a un secolo di distanza. La conferenza, che si svolgerà il 9 maggio presso l’aula magna della biblioteca di Oriago di Mira (ex Cinema Italia) e organizzata in collaborazione con il Comune di Mira, è intitolata: Italia, 1914-1915. Guerra inevitabile?. Cercheremo di comprendere come l’Italia sia scesa in guerra nel maggio 1915 e, soprattutto, se potevamo evitare di entrarci.

Per cercare di dare una risposta al quesito iniziale abbiamo invitato due ospiti importanti: il PROF. ANTONIO VARSORI, docente di Storia delle Relazioni Internazionali e dell’Integrazione Europea all’Università di Padova, dirige il dipartimento di Studi storici internazionali. Titolare della Cattedra Jean Monnet di Storia dell’Integrazione Europea. Vicepresidente del groupe de liaison des historiens de l’Europe contemporaine auprés la Commission Européenne. E’ autore del libro Diplomazia all’opera. L’entrata in guerra dell’Italia, edito dalla casa editrice Il Mulino. Per altre informazioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Varsori.

Il dr. PATRIZIO ZANELLA, storico, giornalista e insegnante all’istituto Lazzari di Dolo. Ha collaborato, assieme a Aldo Valerio Cacco, alla redazione dell’opera Un clarinetto nel Lager. Diario di prigionia 1943-1945. Collabora con altri storici e insegnanti per la divulgazione storica del Novecento.

E ANDREA JURIS: presidente della sezione dell’associazione Paracadutisti d’Italia di Venezia e che, quale socio di Riviera al Fronte, sta approfondendo la storia dei caduti della Grande Guerra di Mira e presenterà la situazione del territorio del paese e dell’intera Riviera del Brenta nei primi anni del conflitto.

Speriamo di vedervi in molti alla conferenza. Sarà un momento per approfondire alcuni aspetti sconosciuti della nostra storia, sia a livello internazionale che a livello più locale. foto per locandinaIvan B. Zabeo

Lo scrittore John Dos Passos a Dolo con l’American Red Cross nel 1918

Quante volte abbiamo sentito parlare di Ernest Hemingway? Quante volte abbiamo letto o sentito (o addirittura visto in alcuni film) del suo ferimento a Fossalta di Piave mentre colà prestava servizio come conducente d’ambulanze per l’American Red Cross?

Ernest Hemingway, qui ritratto dopo il ferimento all'Ansa di Zenson di Piave. 1918
Ernest Hemingway, qui ritratto dopo il ferimento all’Ansa di Zenson di Piave. 1918

Se Hemingway e l’A.R.C. sono storia abbastanza nota, meno note sono le vicende vissute da “quelli della cioccolata“, ovvero da quegli spericolati ragazzi che partiti entusiasti dall’America per partecipare alla Grande Guerra si erano ritrovati a dover soccorrere – sopravvivendo – quanti più soldati feriti o morenti possibili. Tra questi ragazzi vi era anche l’autore John Dos Passos (Chicago, 14 gennaio 1896 – Baltimora, 28 settembre 1970), partito per la guerra per salvare le vite umane, allineandosi con i suoi ideali di pacifista.

Lo scrittore John Dos Passos nel 1917-1918
Lo scrittore John Dos Passos nel 1917-1918

Poco dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti contro l’Austria-Ungheria (7 dicembre 1917), alcune Sezioni dell’A.R.C. vennero inviate in Italia dalla Francia. Dopo aver stazionato a Milano per qualche giorno, tra il 13 ed il 25 dicembre alcune di esse partirono per il fronte del Piave. Dos Passos e l’amico Sydney Fairbanks invece (Hemingway all’epoca dei fatti qui narrati era ancora in America), furono inizialmente costretti a rimandare la partenza. Nel frattempo, però, l’azione offensiva austro-tedesca tra il Grappa ed il mare rendeva la situazione piuttosto instabile, costringendo tutte le Sezioni già in viaggio a stazionare per un tempo indefinito nelle località raggiunte. La Sezione n. 3 si fermò quindi in quel di Dolo.

Il 30 dicembre anche i ritardatari Dos Passos e Fairbanks raggiunsero il paese rivierasco, attendendo insieme al restante gruppo che “i capi…le strane e invisibili creature, dèi o demòni che agiscono dietro le quinte” decidessero sul da farsi. Durante l’attesa la Sezione n. 3 ebbe la visita del Capitano Henry B. Wilkins e del Maggiore del Dipartimento degli Affari Militari A.R.C. di Roma, Guy Lowell.

Le disposizioni tanto attese arrivarono il 6 gennaio 1918: la Sezione n. 3 sarebbe dovuta andare a Casale sul Sile. Passos e Fairbanks, però, non la seguirono. Rimasero a Dolo, senza alcuna spiegazione apparente fino al 16 gennaio, salvo raggiungere la Sezione n. 1 a Bassano del Grappa.

Così si conclude il veloce passaggio per Dolo di uno degli scrittori più noti e discussi, quale era il nostro Dos Passos, dell’America degli Anni Ruggenti. Un personaggio ed una testimonianza legata alla Grande Guerra e all’American Red Cross poco nota che meritava di essere riscoperta.

Bibliografia essenziale: Giovanni Cecchin (a ura di), “La Grande Guerra. Cronache particolari“, Collezione Princeton Ed., Bassano del Grappa 1998. Pg. 80
Altre informazioni su John Doss Passos: http://it.wikipedia.org/wiki/John_Dos_Passos

Alberto Donadel

Una stele per Romeo Isepetto

Una stele per Romeo Isepetto. Copertina

Sabato 21 marzo Riviera al Fronte è stata invitata a presenziare ad un appuntamento organizzato dai circoli dell’Anpi della Riviera del Brenta in Villa Alberti a Dolo. E’ stata l’occasione per presentare Una stele per Romeo Isepetto, un libro di 120 pagine, scritto per ricordare la posa del monumento a Giare di Mira, in vista della laguna, in memoria di Romeo Isepetto. L’opera propone anche alcuni spunti di riflessione e brevi ricordi di avvenimenti e personaggi della Resistenza nella Riviera del Brenta.

Vittorio Pampagnin, autore del libro Il coraggio di scegliere, che ha messo in luce la storia di Romeo Isepetto

La stele è l’atto conclusivo di una grande operazione di memoria intrapresa da Vittorio Pampagnin, autore de Il coraggio di scegliere, libro che racconta la storia di Romeo Isepetto, comunista, pescatore in quel tratto di laguna che va da Campagna Lupia a Mira. Isepetto era un attivista, organizzatore e corriere per il PCI clandestino veneziano, che dal momento del suo arrivo a Mira nel 1928 fino alla fine della Seconda guerra mondiale aveva contrastato gli agrari e i titolari della Mira Lanza, che finanziavano e sostenevano il regime fascista. Aveva sostenuto gli scioperi dei ferrovieri e dei lavoratori della Mira Lanza, aiutando coloro che volevano andare in Spagna per combattere contro Franco, sostenuto da Mussolini e da Hitler.

Ovviamente, il regime fascista lo riteneva un pericolo e aveva iniziato a dargli la caccia. Con l’8 settembre e l’armistizio, Isepetto e i suoi si asserragliarono dentro il Municipio di Mira; i tedeschi e i fascisti lo arrestarono, assieme a Primo Barzoni, e lo mandano in carcere a Dolo. Ci restarono per poco tempo per paura che la popolazione andasse a liberarli con la forza.

Romeo Isepetto, foto scattata nel lager di Mauthausen

Dopo quasi un anno di detenzione a Venezia nel carcere di Santa Maria Maggiore, Isepetto fu deportato a Mauthausen – Barzoni era deceduto nel gennaio 1944. Dopo la liberazione degli Alleati, dai campi di prigionia dell’Europa centrale ritornavano gradualmente tutti i prigionieri : dagli ebrei agli internati militari e politici. Il 22 giugno 1945 rimpatriava anche un irriconoscibile Romeo Isepetto, reso ormai uno scheletro a causa delle sofferenze e della fame. Rimessosi, Isepetto ricominciava la carriera di attivista politico – partecipanto anche come delegato veneziano al Congresso del PCI a Roma – e ritornò nella darsena, a pescare. Il suo pensiero era dedicato a tutte le famiglie in difficoltà, soprattutto nei confronti di quelle vedove di guerra che dovevano allevare i propri figli in condizioni di estrema povertà: andava all’interno delle proprietà private di quelli che qualche anno prima finanziavano e sostenevano il fascismo e utilizzava le bombe a carburo. Fu proprio una bomba a mano a distruggere la barca che trasportava Isepetto e Giuseppe Fabbian il 17 agosto 1947. Il giorno dei funerali a Mira c’era moltissima gente; ma il PCI lo dimenticò troppo velocemente.

La storia di Isepetto restò nell’oblio fino a quando Vittorio Pampagnin scrisse Il coraggio di scegliere e lo fece rivivere per la seconda volta. E’ nato il comitato Pro Romeo Isepetto; è stata posta la stele sulla darsena di Giare di Mira; è stata recuperata la memoria di tanti altri protagonisti della Resistenza nella Riviera del Brenta. Da quest’anno, la ricorrenza del 25 Aprile avrà un luogo ben definito per tutti, stretto attorno a un monumento alla memoria di una persona che aveva dato moltissimo alla causa antifascista ma che intende ricordare gli altri protagonisti di quegli anni bui. I vari circoli dell’Anpi, sulla scia del grandissimo lavoro svolto da Pampagin, hanno intenzione di ricostruire altre esperienze e altre storie. Operazione a cui anche noi ci associamo.

Ivan B. Zabeo

Fonti:

Una stele per Romeo Isepetto – a cura del Comitato Pro Romeo Isepetto

14 settembre 2014: Scopertura della Stele – Intervento di Irene Barichello

Fango e gloria, proiezione del film a Vigonovo

fango e gloriaIl Comune di Vigonovo, in collaborazione con la Regione del Veneto, celebra il Centenario della Grande Guerra proiettando nella Sala Polivalente, alle ore 20.30, il film Fango e Gloria di Leonardo Tiberi (anno 2014 – durata 90 minuti). Fango e Gloria mischia una parte di di fiction con interessanti materiali di repertorio provenienti dall’Archivio Storico dell’Istituto Luce, sottoposti a procedimenti di colorazione e di sonorizzazione. La serata verrà introdotta dall’attore Giacomo Rossetto. L’ingresso è ibero fino ad esaurimento dei posti.

Ivan B. Zabeo

La Nuova: Lungargine dedicato al capitano Bucci caduto in Afghanistan

L’articolo: http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/03/04/news/lungargine-dedicato-al-capitano-bucci-caduto-in-afghanistan-1.10983206

DOLO. Un tratto del lungargine del Naviglio Brenta sarà dedicato al capitano dei lagunari Riccardo Bucci, scomparso il 23 settembre 2011 a 34 anni ad Herat in Afghanistan. La decisione è stata presa dalla giunta comunale di Dolo su proposta dell’assessore all’istruzione Cecilia Canova. La zona che sarà intitolata al militare del lagunari si trova in pieno centro a Dolo sul ramo principale del Naviglio Brenta. Per la precisione è il tratto che va dall’ex pista di pattinaggio di via Fondamenta fino al Foro Boario.

Riccardo Bucci, milanese d’origine ma residente a Dolo e che prestava servizio nel Reggimento lagunari Serenissima, il 23 settembre 2011 era di ritorno con dei commilitoni da una “missione di collegamento” a bordo di un blindato Lince quando, a una ventina di km dalla base Camp Arena a Herat, è rimasto vittima di un incidente stradale nel quale hanno perso la vita anche il caporal maggiore scelto Mario Frasca di 32 anni e il caporal maggiore Mario Di Legge di 28 anni.

Giacomo Piran

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