L’edizione dei Gagliardetti della Memoria del 2017 sono stati completamente dedicati alla alla Seconda Guerra Mondiale. L’appuntamento, tenutosi al Cinema Italia di Dolo il 3 dicembre 2017, ha chiuso la mostra “1935-1945. Guerre e storie di uomini e mezzi” realizzata da Riviera al Fronte nei locali dell’Ex Macello della città rivierasca.

La cerimonia è stata divisa in più sezioni, con l’obiettivo di ricordare anche i vari fronti in cui l’esercito italiano ha combattuto. Il tutto viene aperto con il reduce Giuseppe Caon. La seconda parte ha riguardato la guerra di Liberazione, con storie di partigiani e resistenti, alcuni di questi combattenti lontani dall’Italia.

SECONDA SEZIONE: LA CAMPAGNA DI RUSSIA

GIUSEPPE CAON
Nato a Sambruson nel 1922, presta servizio militare dal gennaio 1942. Si trova poi a Padova nel 5° Reggimento Contraerea con il ruolo di autiere e viene inviato con l’ARMIR in Russia. Percorre tutta l’Europa orientale, giungendo a Kiev, base di partenza per le truppe italiane dirette al Don. Attestatisi sul fiume, Caon e i suoi commilitoni si avvicendano con altri Reggimenti fino all’offensiva del 18-19 dicembre 1942, quando l’Armata italiana e gli alleati vengono accerchiati. Caon, posto nelle immediate retrovie quando inizia l’offensiva russa, riceve l’ordine di raccogliere i soldati italiani in ritirata con le poche camionette funzionanti. Dopo il guasto al mezzo, assieme a due colleghi del Genio riesce a salire su un treno e a salvarsi la vita. Rientrato in Italia, l’8 settembre 1943 sfugge alla cattura dei tedeschi e ripara a Dolo, rimanendo nascosto fino alla fine della guerra.

CARLO GIACOMELLO
Nato a Mira nel 1912, è figlio di Andrea, reduce e invalido della Grande Guerra. Chiamato a svolgere il servizio di leva nel 1932, durante il secondo conflitto mondiale viene richiamato e schierato nell’ARMIR, Armata Italiana in Russia, Divisione Pasubio. A seguito dello sfondamento dei russi sul Don, combatte nella sacca di Arbuzovka, passata alla storia come «la valle della morte», subendo l’accerchiamento dell’Armata Rossa. Viene dichiarato disperso il 22 dicembre 1942 durante il tentativo di ritirata verso le retrovie. Alla guerra parteciparono anche i fratelli Antonio, Giovanni, Francesco, Umberto e Angelo, che ritornarono tutti a casa.

BRUNO ZORDAN
Caporal Maggiore meccanico, classe 1920, parte da Saletto di Vigodarzere e viene assegnato al 2° Reggimento Bersaglieri, Compagnia motociclisti autonoma. Partecipa alla campagna di Grecia dal novembre 1940 e combatte la battaglia della Vojussa. Il 18 marzo 1941 viene catturato dall’esercito greco ma viene liberato il 29 maggio, durante l’offensiva italo-tedesca contro la penisola ellenica. Inviato in Russia con l’ARMIR (estate 1942), è dichiarato disperso durante la battaglia del Don, in località Konowaloff, il 19 dicembre 1942. Croce al Merito di Guerra per la campagna di Russia.

UMBERTO PRIMO CASTALDINI
Classe 1920 e nativo di Fiesso d’Artico, venne chiamato alle armi nel 1942 e, per quasi un anno, prende parte agli addestramenti svoltisi sulle montagne del Trentino e del Piemonte. Aggregato alla Divisione Pasubio, 80° Reggimento di Fanteria (Brigata Roma), parte per la Russia nell’ottobre 1942, combattendo lungo il fiume Don. Iniziata la prima fase della ritirata dell’ARMIR, viene dichiarato disperso nei pressi di Čertkovo, il 22 dicembre 1942.

PAOLO BELLOMO
Sergente, nato a Enna nel 1918, è chiamato per il servizio militare nel marzo 1939, mese in cui raggiunse Verona dove aveva sede il 79° Fanteria, (Brigata Roma), 9° Divisione Pasubio. Dopo l’ingresso dell’Italia in guerra, Bellomo ed il suo Reggimento partono per Zara ed iniziano l’invasione della Jugoslavia operando in Dalmazia, nella zona di Sebenico. Al termine della campagna jugoslava (estate 1941) la Pasubio viene inviata in Russia con il CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia, poi ARMIR). Vi resta fino al gennaio 1943, quando si ritira dal Don e prende parte alle battaglie di Derijevka, Zaritcianka Voinovka, Stalino, Gorliwka Rykowo e Pavlohrad. Nell’estate 1943 viene inviato a Tolone e a Marsiglia; l’8 settembre 1943 è a Tarquinia e viene salvato da un soldato tedesco che lo riconosce grazie alla Croce commemorativa della campagna di Russia. Si arruola poi come volontario nella 4^ Armata inglese, operando soprattutto nella zona di Arezzo.
Dopo la guerra entrò in Polizia diventando Maresciallo. Si trasferisce a Dolo con tutta la famiglia nel 1977 e, in seguito, viene nominato Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.

TERZA SEZIONE: IL TEATRO BALCANICO

ROMANO DONA’
Classe 1911, Romano Donà era originario di Sambruson di Dolo. Soldato semplice di fanteria, viene richiamato nel 1940 per partecipare alla guerra ed è inviato con il suo Reggimento sul confine greco-albanese. All’inizio di marzo è impegnato nella nuova offensiva italiana tra i monti Trebescines e Mali Qarishta, in val Desnizza, lungo il confine tra l’Albania italiana e la Grecia. Cade l’11 marzo 1941 durante l’offensiva per la riconquista di Klisura. Le spoglie di Romano Donà ritornarono in Italia nel 1960.

TULLIO BERNO
Classe 1920, dolese, è chiamato a prestare servizio militare nel 1937 ed inviato alla base aerea di Orvieto come aviere. Nel 1938 partecipa al «III Campo Roma» e nel maggio 1938 è presente in occasione della visita di Stato di Hitler. Partecipa all’invasione dell’Albania nel 1939 e rimane a Valona fino al 1942, come aviere meccanico specializzato per la riparazione di aeroplani. Nel 1942, nell’intento di ripristinare una serpentina in rame di alimentazione del carburante al motore, danneggiata nel corso di un combattimento aereo, viene ferito gravemente dall’esplosione della serpentina stessa. Si salva dalle ferite e passa indenne l’Adriatico infestato dai sottomarini della Marina britannica. Ritornato a Dolo, resta in convalescenza fino alla liberazione. Insignito della Croce al Merito di Guerra. Muore nel 2009.

ANDREA BRIGO
Nato a Dolo nel 1922, presta servizio nell’esercito nel 1941 partecipando a diversi corsi di istruzione, prima come autista, poi come telegrafista ed infine come artificiere. Svolge servizio tra Padova, Parma, Torino e Villa Opicina. Con il suo Reggimento aveva il compito di pattugliare il vecchio confine italo-jugoslavo. All’indomani dell’8 settembre 1943 decide di ritornare in Italia in treno, clandestinamente, nascondendosi sotto le panche delle carrozze. Non aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e rimane nascosto fino alla fine dell’occupazione tedesca.

GUIDO BERGO
Sergente della Guardia di Frontiera, nasce a Dolo nel 1919, figlio di Pasqualino e di Alba. Arruolato nell’esercito all’inizio del 1940, viene inviato a Cividale (XXI Settore). Con l’inizio della guerra viene promosso Caporale e trasferito a Gorizia. In novembre subisce un infortunio e trascorre l’inverno tra vari ospedali (Gorizia, Padova, Castelfranco). Tornato nel suo settore all’inizio della campagna italo-jugoslava, tra il 6 ed il 18 aprile 1941 partecipa attivamente alle operazioni militari distinguendosi e ricevendo un encomio dal Corpo d’Armata: «Componente d’un nucleo g.di f. dislocato in montagna, durante un violento attacco notturno da superiori forze ribelli, si distingueva per fermezza e ardimento. Con tiro di moschetto e lancio di bombe a mano contribuiva in modo particolare efficacia alla resistenza e al buon esito dell’azione».
Tra il novembre 1942 e l’8 settembre 1943 partecipa ad altre operazioni secondarie nei Balcani. Promosso Sergente, dopo l’8 settembre 1943 non aderisce alla Repubblica Sociale e si nascose.

ADELMINO ZILIO
Nato a Prozzolo di Camponogara, classe 1916, terzo di sei fratelli, nel 1941 si arruola nei Carabinieri Reali e presta servizio tra Padova, Pontebba e Tarvisio; in seguito è di stanza a Pretto Inferiore (loc. Cave di Predil), per la difesa di una piccola centrale idroelettrica. Dopo l’8 settembre 1943, il territorio diventa parte integrante del Terzo Reich e, all’inizio del marzo 1944, il corpo dei Carabinieri, abolito dalla RSI, diventa il Corpo della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana). La sera del 23 marzo 1944 viene catturato assieme ad altri 11 commilitoni dai partigiani di Tito. Caricati di peso, pestati e torturati, raggiungono Malga Bala, nel circondario di Plezzo, camminando e restando all’addiaccio. Rinchiusi in malga, il 25 marzo 1944, furono uccisi. Il suo corpo viene recuperato e seppellito nel Duomo di Tarvisio. Nel 2009 Adelmino e gli altri furono insigniti di Medaglia d’Oro al Valor Civile: «Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, in servizio presso il posto fisso di Bretto Inferiore, unitamente ad altri commilitoni, veniva catturato da truppe irregolari di partigiani slavi, che, a tappe forzate, lo conducevano sull’altopiano di Malga Bala. Imprigionato all’interno di un casolare, subiva disumane torture che sopportava con stoica dignità di soldato, fino a quando, dopo aver patito atroci sofferenze, veniva barbaramente trucidato. Preclaro esempio di amor patrio, di senso dell’onore e del dovere, spinti fino all’estremo sacrificio». 23-25 marzo 1944 – Malga Bala (SLO)

QUARTA SEZIONE: IL TEATRO MEDITERRANEO

ANGELO BUSETTO
Classe 1920, nasce a Pellestrina e al compimento del ventesimo anno d’età viene arruolato in Marina. E’ imbarcato a bordo della Regia Nave Lampo, un cacciatorpediniere, con il compito di scortare convogli mercantili carichi di armi e mezzi per la Libia. Il 9 luglio 1940 la Lampo partecipa alla battaglia di Punta Stilo, nel Mar Ionio, rimanendo gravemente danneggiata. Nella notte del 16 aprile 1941 il cacciatorpediniere partecipa poi a una battaglia navale al largo delle coste di Kerkennah, in Tunisia. In questa occasione viene colpita e seriamente danneggiata. Dei 205 uomini dell’equipaggio, 141 trovarono la morte. Angelo Busetto è uno di questi ma il suo corpo non è mai stato ritrovato.

LUIGI CHIODI
Sergente, classe 1917 e originario di Schio, viene inizialmente esonerato dal servizio militare in quanto studente universitario. Verso la fine del 1940, però, viene chiamato in servizio e frequenta la scuola allievi ufficiali di artiglieria di Potenza.  Assegnato alla 132^ Divisione Ariete, viene addestrato a Rovereto e trasferito ad Atene, al termine della campagna di Grecia. Nell’aprile 1941 vieneinviato in Tripolitania ed assegnato a un Reggimento di artiglieria inquadrato nella Divisione Corazzata Ariete, partecipando alle vicende della guerra in Nord Africa fino alla battaglia di El Alamein (ottobre/novembre 1942). Ritiratosi assieme ai suoi commilitoni, attraversa il deserto e viene catturato in Tunisia, nel maggio 1943. Inviato in un campo di prigionia in Marocco, è poi trasportato a Weingarten, Missouri, USA. Ritorna in Italia nell’ottobre 1945. Fu insignito di Medaglia d’Onore nel 1977.

ROMANO DONI
Nato a Paluello di Stra nel 1907, partecipa alla Seconda Guerra Mondiale nel 5° Reggimento Genio telegrafisti sin dal 1940. Nel marzo 1941 si trovava nel 6° Reggimento, 2^ Sezione Marconisti movimento stradale ed è inviato nei Balcani, lungo il confine tra l’Albania e la Jugoslavia, prendendo parte all’invasione di Belgrado. Rimpatriato nel 1943, in occasione delle operazioni alleate della primavera-estate 1943 si trova in Sicilia, nella stazione radio di Racalmuto (AG), dove intercetta un messaggio alleato che indicava l’imminente bombardamento dell’isola. Non creduto dai suoi comandi superiori, esce dalla sua stazione per avvisare la popolazione salvandola dall’imminente pericolo e dalla morte. In seguito all’invasione della Sicilia riesce a salvarsi rimanendo aggrappato all’ancora di una nave italiana che stava per attraversare lo stretto di Messina. Catturato dai tedeschi a Bologna nel corso del viaggio di ritorno verso casa, rifiuta di aderire alla RSI ed evade dal carcere. A fine della guerra è uno degli artefici del ritorno a Paluello delle campane della chiesa, nascoste durante la guerra.

ALDO NELLO SEGATO
Dolese, classe 1922, nel 1939 si arruola volontariamente in Marina. Inviato quindi all’Accademia Navale di La Spezia per l’addestramento, con l’inizio della guerra è assegnato ai MAS, i motoscafi armati siluranti, con il ruolo di cannoniere e con l’obiettivo di pattugliare le coste da incursioni navali inglesi. Tra il 1940 e il 1943 Segato pattuglia costantemente Lampedusa, Taranto, Pantelleria, Napoli e la Sicilia. Dopo l’8 settembre 1943 non aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e rimane nascosto fino alla fine del conflitto. Insignito di due Croci di Guerra al Merito della Repubblica Italiana, muore a Dolo nel 2013, a 91 anni.

QUINTA SEZIONE: LA GUERRA DI LIBERAZIONE

TORQUATO FABRIS
Ufficiale di Marina, è originario della Liguria ma con parenti nella zona della Riviera del Brenta, tra cui Ferruccio Boschetti, caduto durante la Grande Guerra. Sposato e con due figli, Fabris vive a Bologna, frequenta l’Accademia Navale di Livorno e nel 1927 è promosso sottufficiale di Marina. Prima di partecipare alla guerra prende parte a diverse spedizioni, tra cui quella cinese del 1938. Imbarcatosi sulla corazzata Roma, assume il grado di Capo di Seconda Classe Elettricisti, matricola 9056. La corazzata salpa da Imperia per raggiungere gli Alleati in Africa settentrionale, ma il 9 settembre 1943 viene affondata dalla Luftwaffe al largo de La Maddalena, in Sardegna. Fabris è uno dei 1352 caduti per l’attacco tedesco.

GIUSEPPE PIETROGRANDE
Capitano di fanteria, classe 1916 ed originario di Este, partecipa alla guerra nella 8° Divisione di fanteria Piave. Opera in diverse zone d’Italia, nella Francia occupata e, da gennaio 1943, è presente nello scacchiere di difesa dell’Appennino e di Roma, con base a Montesilvano (PE). Sposatosi nel marzo 1943, ritorna al Comando di Divisione. L’8 settembre, con la preziosa collaborazione della popolazione civile e in particolare delle donne, riesce a respingere un attacco dei paracadutisti tedeschi in quello che viene considerato il primo atto di resistenza dell’Esercito Italiano all’occupazione tedesca. In seguito alla cattura del Generale Carlo Calvi di Bergolo e alla fuga del Colonnello del Genio Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, poi catturato e giustiziato alle Fosse Ardeatine, Pietrogrande fugge in treno verso il Nord Italia, sotto mentite spoglie. Rimane nascosto a Vigonovo senza che i fascisti lo trovassero; fonda la sezione del CLN locale. Fondatore della locale sezione della Ass. Naz.le Combattenti e Reduci, muore nel 2011 a Vigonovo. 

MARIO ZAMPIERI
Nato a Fiesso d’Artico nel 1922, artigliere, viene chiamato nel conflitto nel 1942. Schierato nella Divisione Ferrara, battaglione someggiato alpino, combatte in Albania. Viene però colpito da malaria e quindi rimpatriato e ricoverato in un ospedale di Brindisi. Dopo l’8 settembre 1943 si arruola con le forze armate inglesi, partecipando all’intera campagna di liberazione della penisola, combattendo a Cassino per la conquista di alcuni monti circostanti la città. E’ tra i primi soldati ad entrare a Bologna il 21 aprile 1945 e partecipa alla liberazione di Brescia. Muore a Dolo nel 2006.

ALBERTO NALON
Classe 1915 e originario di Stra, dopo l’8 settembre 1943, assieme ad altri suoi commilitoni di stanza in Jugoslavia, decise di combattere i tedeschi costituendo la Divisione Garibaldi, una divisione autonoma dell’Esercito Italiano comandata graduati titini e composta dai reduci delle Divisioni di fanteria Venezia e Emilia, dalla Divisione alpina Taurinense e dal gruppo di artiglieria Aosta. Nell’agosto 1944 partecipa all’azione militare contro il monte Durmitor, assediato dai tedeschi, permettendo la ritirata dei partigiani e del loro presidio ospedaliero. Alberto Nalon rientra in Italia tra il marzo e l’aprile 1945. Insignito di Croce al Merito e di Medaglia commemorativa postuma della Repubblica Jugoslava.

GIOVANNI MION
Classe 1916, da Dolo, partigiano. Esonerato dal fronte russo, viene assegnato alla banda del distretto militare di Padova. Dopo l’8 settembre 1943 è attivo in tutta la Riviera del Brenta, intrattenendo rapporti con gli alleati e collaborando per metterne diversi in salvo. Viene però tradito da un soldato boero sudafricano, entrato in contatto con alcuni giovani del posto. Fuggito a Vigonza presso parenti, si consegna alle autorità fasciste per evitare che la casa dove viveva assieme alla moglie Bianca, anche lei staffetta partigiana, e ai figli piccoli, fosse data alle fiamme. Nel gennaio 1945 è incarcerato assieme ad altri partigiani della Riviera, tra i quali anche Ermes Parolini. La sua storia è stata raccontata in un libro autobiografico dal titolo «Il prezzo per la libertà».

BRUNO ZARA “COGO”
Figlio di Egisto, caduto della Grande Guerra, nome di battaglia «Cogo», socialista, nasce a Dolo nel 1906. Panettiere, viene inviato a Milano nella 2^ Compagnia di Sussistenza (1940). Per sobillazione politica viene però imprigionato nel Carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia tra il 23 aprile e il 10 agosto 1943. Ritornato in libertà e sopraggiunto l’Armistizio, a partire dal febbraio 1944 inizia a svolgere attività di cuoco (da qui il nome di battaglia) a sostegno alle forze partigiane della Garibaldi di Vittorio Veneto. Tra il febbraio 1944 e la Liberazione ritorna in Riviera del Brenta per operare come informatore e per vedere la famiglia, rifugiata tra Premaore e Paluello. Muore nel 1958.

FRANCO BATTISTA
Classe 1921, Franco Battista nasce a Castel Iablanizza (Fiume). Chiamato alle armi nel 1941, partecipa alla guerra nel 1° Reggimento Bersaglieri motorizzati, venendo impiegato nei Balcani. Dopo il servizio a Nola e Trapani, viene colpito da malaria a Rodi e quindi ricoverato a Brindisi, dove viene raggiunto dall’Armistizio dell’8 settembre 1943. Restando nell’esercito, grazie alla sua conoscenza dello sloveno, è inviato assieme ad altri commilitoni in Jugoslavia a combattere tra le fila dell’esercito titino come autiere di un comandante partigiano. Viene insignito di Croce di Guerra. Si trasferisce poi in Riviera del Brenta, muore a Dolo nel 2009.

I.M.I. – INTERNATI MILITARI ITALIANI

LUIGI SEMENZATO
Nato nel giugno 1922 a Paluello di Stra, poco prima di compiere vent’anni è chiamato alla visita di leva. Nel gennaio 1942 è inviato a Bologna e inserito nel 3° Raggruppamento Artiglieria d’Armata, con il XVII Gruppo da 149/35. A fine agosto è trasferito in Jugoslavia, prestando servizio fino all’armistizio. Il 21 settembre viene catturato dai tedeschi assieme agli altri commilitoni mentre era a Cattaro, in Montenegro, ed inviato in più Lager della Germania nazista, tra cui il campo B2194. Non aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e rientra dalla prigionia il 24 maggio 1945.

VALENTINO MORESCO
Classe 1916, nativo di Vallonara ma residente a Crosara (VI), è un Alpino. All’inizio della guerra viene richiamato in servizio e inserito nel 9° Reggimento Artiglieria Brennero, 11^ Divisione, 4^ Armata. Combatte al confine contro la Francia, nel settore di Moncenisio, e alla fine del 1940 è nel settore albanese. Combatte quindi contro la Grecia, inserviente di un pezzo Skoda da 7,5 mm modello 1915, nel settore di Kurvelesh. Costretto alla ritirata all’inizio 1941, partecipa alla controffensiva vòlta alla riconquista del territorio perduto ed all’invasione dell’Epiro, marciando verso Atene. Resta in Grecia fino alla primavera del 1943 per poi rientrare in Albania. Con l’8 settembre, insieme ad altri commilitoni, decide di non proseguire la guerra a fianco della Germania e di tornare a casa a piedi attraverso la Jugoslavia. Catturato dai tedeschi, è condotto in un campo di concentramento vicino a Monaco di Baviera. Ritorna a casa a conflitto terminato.

MARIO LAZZARI
Classe 1922, nasce a Fossò nella famiglia di Grazioso, reduce e grande invalido della Grande Guerra. Apparteneva al 55° Reggimento, Brigata Marche. Chiamato in servizio nell’aprile 1942, presta servizio nella zona di Dubrovnik, in Croazia. Passa un periodo all’ospedale per problemi renali. In seguito ai fatti dell’8 settembre 1943 viene catturato dai tedeschi insieme ad altri commilitoni del Reggimento. Deportato in Germania, non aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e viene costretto ai lavori forzati. Impiegato in un cementificio della zona di Duisburg, viene poi incarcerato nei campi di Cosilin, Hoberhausen e di Berlino, quest’ultimo colpito ripetutamente nel corso del 1944. Colpito da infiltrazione polmonare, al rientro dalla prigionia viene curato in diversi ospedali: a Varese, a Viggiù, a Bolzano, a Milano e, per ultimo, all’ex ospedale tubercolare di Dolo. Ritornato a Fossò, muore nel 1999.

GINO GAZZATO
Nasce a Mira nel 1919 ed è chiamato alle armi prima ancora che iniziasse il conflitto dell’Italia contro Francia e Regno Unito. Inizialmente assegnato ai lavori sedentari (marzo 1940), viene poi trasferito a Pola agli ordini del comando del 5° Reggimento d’Artiglieria Corpo d’Armata. Con l’inizio dell’invasione della Jugoslavia combatte con il suo Reggimento sulla frontiera, dal 6 al 18 aprile 1941. Il 9 settembre 1943 viene catturato e condotto in più campi di prigionia in Germania. Non aderisce alla Repubblica Sociale Italiana. Rientra in Patria il 14 settembre 1945.

PAOLO RAGAZZO
Nasce nel 1917 a Campagna Lupia. Al momento del congedo dal servizio militare scoppia la guerra e viene trattenuto sotto le armi ed inviato a Sequals (PN), paese natale del celebre pugile Primo Carnera, di cui era anche tifoso. Partecipa all’invasione dei Balcani e dopo le operazioni militari resta con le forze di occupazione in Montenegro. Dopo l’8 settembre 1943 viene catturato dai tedeschi e inviato in un campo di concentramento in Germania. Non aderisce alla RSI e resta prigioniero dei tedeschi, venendo impiegato alle cucine.

GAETANO COSMO
Nasce a Scorzè nel 1912 e, al compimento del ventesimo anno d’età, viene chiamato a prestare servizio di leva nel 5° Reggimento d’Artiglieria Corpo d’Armata e venendo inviato, nel 1935, in Africa Orientale per combattere le prime fasi della guerra contro l’Etiopia. Dopo il congedo, viene richiamato a vestire la divisa a guerra già iniziata, nel dicembre 1940, raggiungendo il suo reggimento al vecchio confine con la Francia, restandovi fino alla metà del 1942. Con il suo Reggimento viene trasferito in Tunisia per combattere le ultime fasi della guerra in Nord Africa. Riesce però a ritornare in Italia e a vivere le drammatiche giornate dell’8 settembre 1943. Catturato dai tedeschi, è inviato in un lager tedesco, viene liberato dagli inglesi nel 1945.

RINO ROMUALDO BADIN

Dolese, classe 1922, è chiamato in servizio nel 1942 nella 1^ sezione di Sanità del 2° Reggimento artiglieria da Montagna. Rimasto a Pordenone in attesa della partenza per la Russia, è poi destinato in Albania. Si imbarca a Brindisi nel luglio 1943 per raggiungere le unità operative della Divisione Julia, ma la nave che lo trasporta viene colpita e affondata al largo dell’isola dalmata di Curzola. Fu uno dei pochi superstiti. Catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943, non aderisce alla RSI. Viene deportato in diversi Lager nazisti: Dortmund, Dusseldorf, Essen e Mauthausen, venendo costretto a lunghi trasferimenti a piedi. In quest’ultimo fu ferito gravemente al collo nel corso di un bombardamento alleato, avvenuto il 19 aprile 1945. Rimane in coma per tre mesi. In seguito è consegnato dagli americani alla Croce Rossa Internazionale di Bochum. Rientrò in Italia a fine agosto 1945. Rino Badin è insignito di due Croci di Guerra, del Diploma d’Onore al combattente per la libertà d’Italia e della Medaglia d’Onore destinata agli internati militari e civili nei Lager nazisti.