Il 2022 si apre con maggiore positività rispetto all’anno precedente: la caduta di molte restrizioni legate al problema pandemico, l’ingresso di nuovi soci all’interno del gruppo ed il conseguente spalancarsi di nuove zone di ricerca e divulgazione storica, ci danno nuova linfa.
25 aprile STAFFETTA SOCIAL FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Anche quest’anno si opta per raggiungere una più ampia utenza attraverso il nostro canale YouTube, pubblicando, scadenzati nell’arco di tutta la giornata, una quarantina di video incentrati sul tema della Seconda guerra mondiale.
Il grande impegno di tutte le persone ed associazioni coinvolte e il consueto elevato livello del materiale proposto dai partecipanti, ci permettono, ancora una volta, di offrire uno spaccato inedito della tragedia della Seconda guerra mondiale per testimoniare quanto la guerra sia tragica sempre ed ovunque e quanto sia intenso il profumo della pace.
I giorni che stiamo vivendo ci fanno ricordare che non si deve mai abbassare la guardia nella difesa della libertà e della democrazia anche se tecnologia e mondo globalizzato permettono di far girare più velocemente le idee di pace e progresso.
Riteniamo che la cultura, la ricerca storica e, soprattutto la sua divulgazione, debbano proseguire utilizzando anche le metodologie tecnologiche, per mantenere sempre alto il significato della memoria e del ricordo e per proclamare intensamente la voglia di pace che la conoscenza delle tragedie del passato può agevolare.
9 ottobre VII EDIZIONE DEI GAGLIARDETTI DELLA MEMORIA
La possibilità di ritrovarsi come un tempo all’interno delle sale messe a disposizione dagli Enti Locali, ci consente di ritornare in mezzo alla gente con la nostra oramai consolidata cerimonia dei “Gagliardetti della Memoria“. La ricca documentazione fotografica messaci a disposizione delle famiglie e la presenza di un’ampia e nuova platea, ci permette di far luce sulle vite di tanti nuovi reduci. La cerimonia, molto sentita, vede ricordati 6 soldati delle Grande Guerra, 11 soldati (partigiani e non) della Seconda guerra mondiale e 2 soldati periti in addestramento in tempo di pace.
Riccardo Bucci nacque a Milano il 1° settembre 1977. Le informazioni sulla sua vita le si apprendono prevalentemente dal libro scritto dalla moglie Roberta Nicora (“Lettera a Clelia. C’era una volta Riccardo Bucci, tuo padre“) e da alcuni articoli apparsi sulle principali testate giornalistiche, prime tra tutte Il Gazzettino.
Dopo gli studi superiori, Bucci si era arruolato nel corpo degli Alpini divenendo militare di professione. La sua vita militare fu sempre in salita, partendo da Soldato semplice era divenuto in breve Maresciallo. Nel tempo libero concessogli in caserma, riuscì a studiare e a laurearsi in Scienze Organizzative.
Nel 2004 incontrò la futura moglie Roberta, cui si legò profondamente, nonostante gli impegni imposti dal suo lavoro. E’ infatti lei, nel suo libro, che racconta la loro storia d’amore, fatta di missioni all’estero di lui e periodi trascorsi assieme in Italia.
Nel 2004, per una durata di sei mesi, Bucci fu impegnato in una prima missione in Bosnia, Paese nel quale fece ritorno per un mese nel 2006; affrontato il concorso apposito, divenne Tenente presso il 6° Reggimento Alpini di Brunico (BZ). Ottenuto il trasferimento in Veneto, nella caserma del 1° Reggimento Lagunari “Serenissima” di Malcontenta, Bucci prese casa a Sambruson, dove finalmente, il 2 dicembre 2006, sposò l’adorata Roberta.
Nel 2008 partì per sei mesi per l’Afghanistan, in seno alla forza di Pace NATO cui anche l’Italia faceva parte. Tornato in Italia nell’ottobre dello stesso anno, poté passare molto più tempo in famiglia. Il 2 agosto 2010 nacque Clelia, unica figlia avuta dalla coppia; a tal riguardo, la moglie ebbe modo di sottolineare che con la bambina egli fu un padre amorevole, dolce e premuroso.
A gennaio 2011 Riccardo Bucci partì per una fase di addestramento in Valle d’Aosta, preludio di una futura missione in Afghanistan. Nonostante gli impegni lavorativi, quando ne aveva la possibilità faceva di tutto per ritornare a casa e restare il più possibile a contatto con la sua famiglia.
Il 2 maggio pervenne l’ordine di partire alla volta dell’Afghanistan, nella Provincia di Herat. Qui egli partecipò all’operazione “ISAF” (International Security Assistance Force) come supporto al Governo locale. Bucci faceva parte degli OMLT (Operational Mentoring Leason Team), in qualità di addestratore dell’ANA, l’esercito nazionale afgano. Il compito del gruppo era quello di addestrare i militari a cui sarebbe spettato il compito di garantire ordine e sicurezza in quelle terre. Da questa zona del mondo, egli riuscì a fare ritorno in occasione del compleanno della figlia, salvo dover ripartire una decina di giorni dopo.
Il 23 settembre 2011, di ritorno alla base italiana di Herat, il Lince su cui viaggiavano il Tenente Bucci, il Caporale Maggiore Scelto Mario Frasca ed il Caporale Maggiore Massimo di Legge, si ribaltò. Per i tre uomini non ci fu nulla da fare; beffa più grande del destino, Bucci sarebbe dovuto rientrare in Italia di lì a un mese.
Le salme dei tre militari vennero trasferite all’Aeroporto di Roma il 25 settembre e da qui, sempre su un C-130 dell’Aeronautica Militare, il corpo del Tenente venne trasferito a Venezia. I funerali si tennero il 26 settembre nella chiesetta di Sant’Ambrogio a Sambruson di Dolo, rivelatasi troppo piccola per l’afflusso di persone che vollero partecipare alle onoranze. Oggi Riccardo Bucci, elevato al grado di Capitano, riposa nel cimitero comunale di Dolo.
Alla memoria del Capitano Bucci, il Comune di Dolo ha dedicato un tratto di argine dell’Isola Bassa.
Fonti bibliografiche/sitografiche:
Roberta Nicora 2014: “Lettera a Clelia. C’era una volta Riccardo Bucci, tuo padre“, ed. Grafiche Antiga S.p.A., Crocetta del Montello (TV) 2014;
Vanzan Matteo nacque a Dolo il 1° ottobre 1981 ma risiedette
insieme ai genitori a Camponogara. Ragazzo schietto e vivace, a detta di chi lo conosceva, la sua storia rientra all’interno di quelle che accomunano ancora oggi molti giovani impegnati nelle missioni di pace all’estero. Andrea Angeli, ex portavoce della Protezione Civile, che assistette ai momenti fatali di Matteo, in un’intervista rilasciata per Il Gazzettino del 17 maggio 2014, ebbe modo di dire che “[…] spiccava perché era un ragazzone grande, io lo chiamavo il “gigante col volto da bambino” […]“.
Terminati gli studi presso le scuole medie dei padri “Rogazionisti” (zona Arcella, PD), decise di iniziare a lavorare, entrando poi a far parte del copro dei Vigili del Fuoco. Qui, tra il 2000 ed il 2002, prestò servizio di leva divenuto temporaneo l’ultimo anno. Terminato il servizio, si arruolò come volontario nell’esercito.
Conseguiti i gradi di 1° Caporal Maggiore fuciliere della 1a Compagnia del 1° Reggimento Lagunari “Serenissima” (base di Malcontenta, VE), affrontò una prima missione militare in Iraq nel 2003; si trattava della missione denominata “Operazione antica Babilonia“, avente come scopo l’invio di un contingente militare italiano in funzione di supporto alle truppe della coalizione NATO e della nuova forza d’ordine irakena. La missione durò fino a febbraio 2003, mese in cui il reparto di Vanzan fece rientro in Italia.
Agli inizi di maggio 2004, concluso il periodo minimo di riposo tra una missione e l’altra, fece ritorno in Iraq, a Nasiriya, sede della forza di pace italiana. Nassiriya, sede della base italiana “Libeccio“, era già stata al centro degli scontri e dell’attentato kamikaze del 12 novembre 2003, che vide la morte di 19 italiani tra militari e civili.
Il 17 maggio 2004, la situazione nei pressi del settore italiano divenne improvvisamente turbolenta. Con la base “Libeccio” sotto attacco, il 1° Rgt. Lagunari di Vanzan venne schierato a ridosso del ponte stradale affinché potesse proteggere e supportare l’azione di difesa e contrattacco italiana, lungo un percorso pericolosissimo ma di vitale importanza per la base. Sotto una pioggia di colpi da mortaio, granate e proiettili vaganti, i militari opposero strenua resistenza.
Un colpo di mortaio, tuttavia, centrò la postazione in cui si trovava Matteo Vanzan ed altri suoi commilitoni. Vi furono diversi feriti, Matteo era il più grave con una ferita all’arteria femorale. L’azione offensiva delle milizie sciite di Muqtada al-Sadr ostacolò però il sopraggiungere dei soccorsi ma, nonostante questo, con grave rischio delle proprie vite, i soccorritori riuscirono a raggiungere i feriti e a trasportarli presso l’ospedale militare italiano da campo dell’aeroporto di Talil.
Matteo venne ricoverato d’urgenza ma, causa il tempo trascorso e la gravità delle ferite, decedette poco dopo all’età di 22 anni. Matteo Vanzan venne riportato in Italia e dopo i funerali in forma solenne ed una prima sepoltura presso il cimitero di Camponogara, riposa oggi nel cimitero di guerra presenta all’interno del ben più grande cimitero cittadino di Mestre.
Il 7 aprile 2006, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli conferì la Croce d’Onore alle vittime degli atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero alla memoria, consegnata alla famiglia dal suo successore Giorgio Napolitano, con la seguente motivazione: “Giovane volontario dalle bellissime qualità morali e professionali, comandato in missione in terra irachena, nell’ambito dell’operazione “Antica Babilonia” si prodigava con grande professionalità ed efficacia per l’assolvimento della missione. Il 16 maggio 2004, impegnato nella rischiosa attività di vigilanza presso la base italiana “Libeccio” che, dislocata nella periferia di An Nassiriyah era sottoposta ad attacchi da parte di elementi ostili, veniva investito mortalmente dalle schegge di una granata di mortaio esplosa nei pressi della sua postazione, immolando così la sua giovane vita nell’adempimento del dovere. Con il suo sacrificio ha contribuito in misura rilevante ad accrescere il prestigio dell’Italia e delle sue Forze Armate in ambito internazionale, tenendo alto l’ideale di pace e solidarietà fra i popoli. (An Nassiriyah – Iraq, 17 maggio 2004)“.
Nel 2004-2005 gli venne conferito dalla Regione Veneto il “Premio Speciale per la Pace“.
Il 10 marzo 2010, inoltre, gli venne conferita, sempre alla memoria, la Medaglia d’Oro al Valore dell’Esercito con la seguente motivazione: “Giovane volontario dalle straordinarie qualità morali e professionali, comandato in missione in Iraq, nell’ambito dell’operazione “Antica Babilonia”, impegnato in un’attività di vigilanza presso la base “Libeccio”, a sud di An Nasiriyah (Iraq), veniva sottoposto a reiterati vili attacchi ostili, condotti da milizie armate locali con armi a tiro curvo. Durante uno dei predetti attacchi, mentre si esponeva, incurante del pericolo, nell’intento di individuare le sorgenti di fuoco per la successiva neutralizzazione, veniva investito dalle schegge di un colpo di mortaio esploso all’interno della base e immolava la sua giovane vita. Esempio fulgidissimo di sublime coraggio e di assoluta dedizione, cadendo nell’adempimento del dovere, ha contribuito in modo significativo, con il suo estremo sacrificio, ad accrescere il prestigio dell’Italia e della Forza armata nel contesto internazionale. An Nasiriyah (Iraq), 16 maggio 2004“.
Infine, alla sua memoria, sono oggi intitolate la Base operativa del contingente italiano in Libano nel corso dell'”Operazione Leonte“, la piazza di Camponogara, un giardino pubblico a Padova, un pontile in Comune di Torre di Mosto ed una sala del Consiglio Regionale del Veneto.