La retrovia del fronte. Stra e Vigonovo durante la Grande Guerra

L’OPERA

Nel libro vengono raccontati fatti ed aneddoti concernenti i Comuni della Riviera del Brenta di Stra e Vigonovo durante la Prima guerra mondiale. Oltre a fare un excursus sulla situazione politica, economica e sociale dei due centri rivieraschi, viene approfondita la parte relativa al contesto bellico vissuto dai due Comuni, divenuti importanti poli logistici specialmente dopo i giorni di Caporetto.
Un ruolo centrale lo svolge la ricostruzione delle vite dei 149 cittadini periti durante il conflitto, attraverso documenti d’archivio, articoli di giornale e testimonianze messe a disposizione dagli eredi. Non manca infine una disamina sui vari ospedali da campo transitati nel territorio, in particolare il n. 037 (Villa Loredan-Rova) ed il n. 057 (Villa Nazionale Pisani), ed i relativi siti di sepoltura in cui trovarono iniziale sepoltura 203 soldati italiani e 15 soldati austro-ungarici.

Il testo è rivolto alle famiglie ma anche agli appassionati di storia e a tutti coloro che desiderano arricchire la propria biblioteca con un testo certamente diverso dal solito, che si rivelerà anche utile qualora si desiderasse visitare questi luoghi ed in particolare conoscere con occhi nuovi, magari visitandola, la bellissima Villa Nazionale Pisani.

GLI AUTORI

Alberto Donadel, dolese, classe 1987, è membro fondatore di “Riviera al Fronte“. Laureato in Scienze dell’Antichità con il massimo dei voti all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si interessa di archeologia e di Prima guerra mondiale fin da bambino; da anni ricerca e ricostruisce le vicende dei caduti della Riviera del Brenta relativi al periodo 1915-1919, ma anche del territorio in cui vissero e talvolta morirono. Appassionato di montagna e di viaggi, sfrutta sempre le occasioni per raccogliere notizie, foto e dati che potrebbero tornare utili per le sue ricerche.

Armando Saccoman, residente a San Pietro di Stra, classe 1942, si è diplomato con il massimo dei voti alla Facoltà Teologica del Triveneto di Padova e per anni è stato un impiegato del Municipio di Stra. Ha pubblicato diverse ricerche in ambito storico locale e svolge numerose ricerche archivistiche presso l’archivio municipale da lui sapientemente e meticolosamente riordinato negli anni. La sua opera di ricerca ha consentito di ricostruire nel dettaglio le vicende del cimitero militare di San Pietro di Stra e di recuperare una significativa mole di dati su tutti i soldati ivi sepolti.

Attività 2017

Quest’anno decidiamo di rivolgere le nostre attenzioni ad un tema che fin’ora è rimasto a noi un po’ celato: la Seconda Guerra Mondiale e le guerre che la anticiparono di qualche anno, quali Etiopia e Spagna.
E’ proprio ad esse che si rivolgono la nostra mostra annuale e la 4^ ed. dei nostri Gagliardetti della Memoria.

Dal 4 novembre al 3 dicembre 2017
1935-1945 GUERRE E STORIE DI UOMINI E MEZZI

Con le associazioni modellistiche Flying Lions e Aquile Tonanti, unitamente alla collaborazioni dell’A.N.C.R. e dell’A.N.P.I., dell’ass.ne Arcobaleno e dell’I.T.C.S. “Maria Lazzari” di Dolo, viene allestita nelle sale dell’ex-Macello di Dolo, un’esposizione di cimeli, foto, modellini e biografie di uomini che anno preso parte alla storia d’Italia partendo dalla Riviera del Brenta.
Una particolare sezione viene dedicata ai combattenti, partigiani e patrioti, che si opposero al nazifascismo attraverso azioni di guerriglia, incursioni, sabotaggi ma anche dando ospitalità e rifugio a prigionieri di guerra, ebrei e perseguitati politici. In questa sezione viene proiettato un video, girato da noi nei luoghi della Riviera del Brenta che furono protagonisti di questi eventi.

Con l’appoggio del cinema “Italia” viene realizzato anche un cineforum in cui vengono proiettati quattro film selezionati per la loro trama, contenuto e messaggio:

Cronaca della Riviera del Brenta dal 1800 alla Prima guerra mondiale – di Enrico Moro

L’OPERA

Obiettivo della ricerca è stata la riscoperta della storia quasi contemporanea di una comunità partendo dalle notizie dei giornali e implementandole con i documenti degli archivi comunali, parrocchiali e dell’Ospedale senza dimenticare tutto ciò che si recupera nel web per far vivere la quotidianità di un periodo storico poco studiato in Riviera del Brenta.
Sono stati riportati alla luce avvenimenti quotidiani, piccole storie, aneddoti, commenti dei giornali a vicende più o meno locali, personaggi della cultura, amministratori comunali e politici di rilevo, ma anche volti meno noti che hanno reso vivo e significativo il vivere giornaliero dell’epoca.
Il testo è un susseguirsi di eventi (elezioni, feste religiose e laiche, mercati), realizzazione di infrastrutture (scuole, fabbriche, ospedale, case di riposo) arricchito da quasi 500 foto di personaggi, manifesti e appelli al popolo, documenti, tabelle e tavole pittoriche che lo rendono leggibile a chiunque voglia avere un quadro della Riviera del Brenta dall’inizio del 1800 alla Prima Guerra Mondiale.

L’AUTORE

Enrico Moro, nato a Dolo il 9 novembre 1965, si è laureato in Scienze Forestali a Padova e da 20 anni opera in Banca Mediolanum come consulente finanziario.
Per anni ha scritto articoli di tema naturalistico su testate locali e si ritiene un raccoglitore di notizie di storia locale.

Pelizza Giuseppe: storia di un IMI

Pelizza Giuseppe era figlio di Umberto e Menegazzo Maria.
Nato a Camponogara il 20 marzo 1922, al momento della chiamata alle armi risultava essere celibe e residente nel paese natale in Via Casino Rosso n. 16.

Al momento della visita di leva, avvenuta il 10 marzo 1941, venne registrato con la matricola 11.009 e segnalato come agricoltore istruito. Dopo un periodo di congedo dal servizio, venne richiamato il 21 gennaio 1942 ed inviato alla Scuola Applicazione Artiglieria e Genio (1° Btg.) di Torino, in territorio dichiarato in stato di guerra; trasferito a Casale Monferrato (AL) presso il Deposito del 1° Rgt. Artiglieria di Corpo d’Armata, 155° Gruppo, 29a Batteria, tra il settembre 1942 ed il marzo 1943 prese parte a diversi corsi abilitativi  che lo portarono a conseguire i certificati d’idoneità valevoli per la guida di autocarri ed automezzi militari quali i  modelli Fiat Medio, Fiat 18 B.L.R. e Bianchi.
Il 1° aprile 1943 venne assegnato al 1° Rgt. Artiglieria di Corpo d’Armata mobilitato ed inviato ad operare in Francia il 1° maggio.

Con la caduta del regime fascista, l’8 settembre 1943 venne catturato dalle truppe tedesche e deportato in Germania. Internato con la matricola n. 569, in data 19 novembre 1943 scrisse ai genitori la seguente lettera destinata agli internati:

Carissimi genitori il mio stato di salute è ottimo così vorrei sperare anche di voi. Anzi molto desiderio di sapere di notizie di mia Mamma. Non datevi pensiero di me io mi trovo bene [segue un’altra riga sbiaditasi nel tempo]”

Fronte e retro della cartolina spedata dal Lager dal soldato Pelizza Giuseppe
Fronte e retro della cartolina spedata dal Lager dal soldato Pelizza Giuseppe

A causa dei patimenti provati nel Lager – indicato con un generico “M. Stammlager V. C.” – si ammalò di tubercolosi polmonare bilaterale aperta decedendo il 31 luglio 1944. Venne quindi sepolto nel cimitero di Nagold, settore XXIV, tomba n. 22 ed in seguito  traslato nel Cimitero Militare Italiano d’Onore (Walfriedhof) di Monaco di Baviera negli anni 1968.
Dopo l’avvio di una complessa trattativa, per volontà degli eredi le spoglie mortali di Giuseppe sono finalmente rientrate in Italia, venendo sepolte nel cimitero di Vigonovo l’11 ottobre 2008.

Momenti della cerimonia di traslazione della salma nel Comune di Vigonovo
Momenti della cerimonia di traslazione della salma nel Comune di Vigonovo

Insignito della Medaglia Commemorativa della Campagna di guerra 1943-1944; Croce al Merito di Guerra 1940-1945; Croce al Merito di Guerra in qualità di deportato.

NOTE: è importante precisare che al deportato non era possibile fornire indicazioni sul luogo in cui si trovava e ciò spiegherebbe il motivo dell’indicazione generica di “Stammlager“. Data la località di sepoltura, è probabile si trovasse nel lager di Nagold, uno dei tanti sottocampi presenti in Germania.

Fonti:
Foglio Matricolare 11009/1922
Articolo de “Patria Indipendente” del 14 dicembre 2008, anno XII
Documentazione conservata presso la fam. Pelizza di Vigonovo, che si ringrazia per la partecipazione.

Alberto Donadel

1956: quando la natura si ribella all’uomo. La storia di Sorgato Giovanni

Cippo in memoria di Sorgato Giovanni
Cippo in memoria di Sorgato Giovanni

Aggirandosi tra i cippi presenti nel parco delle rimembranze di Vigonovo si possono leggere i nomi di 99 cittadini vigonovesi periti durante le guerra del 1915-1918, 1936-1939 e 1939-1945. Ma tra essi, inoltre, si potrà trovare un cippo particolare.
I meno giovani sicuramente conosceranno i fatti che si celano dietro questo cippo ma i più giovani, tra cui chi scrive, probabilmente no.

Sorgato Giovanni, vigonovese nato il 17 ottobre 1925, era un reduce della Seconda Guerra Mondiale che, al termine del conflitto, scelse la via dell’emigrazione nella speranza di un futuro migliore, conscio dei sacrifici che avrebbe dovuto affrontare nella vita.
L’Italia, uscita prostrata dal conflitto, viveva in un limbo segnato dalla ricostruzione, dalla stagnazione economica e da una ripresa tutt’altro che sorprendente. La via di fuga da questa situazione fu quindi, per moltissimi italiani, la via dell’emigrazione verso l’Europa ed il resto del mondo.
Come si legge sul cippo, egli morì l’8 febbraio 1956.

Cosa successe quel giorno? E perché Giovanni è ricordato tra i caduti di guerra?

Sorgato Giovanni (1925-1956)
Sorgato Giovanni (1925-1956)

Per rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto leggere la placchetta in ceramica che, oltre a riportarne la foto, cita:

“MEDAGLIA D’ORO
MERITO CIVILE
8 FEBBRAIO 1956
QUAREGNON
(BELGIO)

Che accadde dunque a Quaregnon in quell’anno, tanto da dare la possibilità a Sorgato Giovanni di ottenere una Medaglia d’Oro, certamente postuma, al Merito Civile?
Quaregnon, così come altre località belghe, è una cittadina mineraria dove l’estrazione del carbone aveva ripreso a grandi ritmi a partire dal 1945 e dove la manodopera in miniera era fortemente richiesta.
Il Belgio, dunque, in base ad un trattato con l’Italia stipulato il 23 giugno 1946, prevedeva l’assunzione di 50.000 lavoratori di età inferiore ai 35 anni, che sarebbero partiti dall’Italia a gruppi di 2000 a settimana. In cambio di questa manodopera, l’Italia avrebbe ottenuto una fornitura di carbone annuale, a prezzi preferenziali, per un introito pari a 2-3 milioni di tonnellate.
Giovanni, quindi, faceva parte di questa massa di operai che partirono alla volta del Belgio per trovare lavoro e sperare, un giorno, di poter vivere una vita felice con la propria famiglia.
La vita in miniera non era tuttavia facile: turni massacranti di 8 ore, nessun contatto con il mondo esterno, insalubrità dell’aria, lavoro sottoterra alla luce di lampade al carburo o elettriche, ed incidenti periodici che causavano un numero elevatissimo di morti sul lavoro.

L’8 febbraio 1956, al Rieu du Coeur a Quaregno, si verifica l’ennesima sciagura, presto messa in ombra dalla non lontana sciagura di Marcinelle, sempre in Belgio, avvenuta l’8 agosto dello stesso anno.
A circa 815 m di profondità si verifica un crollo di una parte della galleria in cui Giovanni ed altri otto minatori (di cui solo uno non italiano) stavano lavorando. Il cedimento di una parete, forse anche connesso ad una fuga di gas, avevano ostruito l’unica via che i minatori potevano percorrere per tornare in superficie. A quel punto la riserva d’aria si esaurisce e, nelle profondità della miniera, gli otto uomini muoiono uno a uno per asfissia.
Questa tragedia irrita il Governo italiano che blocca l’assunzione di minatori italiani da parte del Belgio, pur permettendo a coloro che già lavoravano nel Paese di rimanere nelle miniere locali.

Con la Legge n. 658 del 20 giugno 1956 lo Stato italiano istituì la decorazione “al Merito Civile” che, all’art. 1, decretava: “È istituita una ricompensa al merito civile, intesa a premiare le persone, gli Enti e i Corpi che si siano prodigati, con eccezionale senso di abnegazione, nell’alleviare le altrui sofferenze o, comunque, nel soccorrere chi si trovi in stato di bisogno.”.
Fu solamente il 13 febbraio 2007 che Giovanni ebbe conferita la medaglia con la seguente motivazione: “Lavoratore emigrato in Belgio, in seguito alla tragica esplosione di gas verificatasi nella miniera di Quaregnon, perdeva la vita, insieme ad altri sei connazionali, per asfissia e per il crollo di una parte della galleria, a circa ottocentoquindici metri di profondità. Luminosa testimonianza del lavoro e del sacrificio degli italiani all’estero, meritevole del ricordo e dell’unanime riconoscenza della Nazione tutta. 8 febbraio 1965 – Quaregnon (Belgio)“.
Insieme a lui vennero inoltre ricordati e premiati i suoi compagni, periti anch’essi a Quaregnon:
CACCIONI Giuseppe
DIVARANO Alfredo
PAVONI Costantino
PAVONI Sante
PINTORE Giuseppino
SCANDONE Giovanni

A seconda dei dati, tra il 1946 ed il 1956, nelle miniere belghe morirono tra i 650 e gli 868 lavoratori italiani.

Biblio-Sitografia:

L. 20 giugno 1956, n. 658

http://www.quirinale.it/elementi/Onorificenze.aspx?pag=2&qIdOnorificenza=4&cognome=&nome=&daAnno=1800&aAnno=2016&luogoNascita=&testo=&ordinamento=2

https://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new_v3/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=44023

http://win.storiain.net/arret/num189/artic2.asp

Alberto Donadel

Gagliardetti della Memoria: Terruzzin Pietro

La Medaglia d'Argento al Valor Militare Pietro Terruzzin da Vigonovo
La Medaglia d’Argento al Valor Militare Pietro Terruzzin da Vigonovo

Terruzzin Pietro era nato a Vigonovo il 17 agosto 1897 da Valentino e Sanavio Maria; della sua vita da civile si sa poco (il Foglio matricolare deve essere ancora rintracciato) se non che viveva nella casa sita in Via Sarmazza Destra n. 19; contadino di mestiere, sapeva leggere e scrivere. Era fidanzato con Nina.
Alla visita di leva, avvenuta nel 1916, gli venne assegnata la matricola n. 9.939, venendo al contempo inquadrato nel 21° Reggimento Bersaglieri.

La sua storia è stata ricostruita grazie soprattutto al fortunoso salvataggio delle lettere che ricevette la famiglia in tempo di guerra; salvataggio avvenuto all’indomani dell’alluvione del 1966.

Nelle lettere che spediva periodicamente a casa egli faceva riferimento alla possibilità di una prossima partenza, senza però tralasciare il desiderio di rivedere la famiglia, esprimendo nel contempo le difficoltà della vita militare in caserma.
Le notizie sulla partenza si susseguirono per diverse settimane. Pietro, preoccupato, chiedeva spesso ai genitori ed alla sorella di pregare per lui ma non voleva far preoccupare la sua compagna. Giunse intanto il 17 febbraio 1917, ma Pietro non era ancora partito. Ammalatosi in caserma, informò la famiglia sulla sua buona salute, indicando anche il luogo dove si trovava, affinché potessero andare a trovarlo: Ospedale Militare di Riserva di Vicenza – Seminario, 5° Reparto, letto n. 15.

Sabato 12 – 2 – 1917
Miei Cari Genitori son pronto a farvi sapere le mie notisie. Vi facio sapere che per ora mi trovo amalato nel ospitale Militare di riserva a Vicenza come lo saprete per mezo di monegazo
Voi non pensate a niente per conto di me il mio male e la febre gastrica e male alla gola altro non mi alungo a sabato vi bacio tuta intera famiglia vostro figlio Pietro, la mia direzione: al Soldato Terruzzin Pietro ospitale militare di riserva Siminario 5 reparto – lato N° 15 Vicenza

Cartolina spedita da Pietro Terruzzin dall'Ospedale di Vicenza il 12 luglio 1917
Cartolina spedita da Pietro Terruzzin dall’Ospedale di Vicenza il 12 febbraio 1917

Il 20 febbraio del 1917, rimessosi dalla malattia, venne trasferito all’8° Reggimento Bersaglieri, 9a Compagnia, 748a Compagnia Mitraglieri. In tale data egli scrisse nuovamente a casa, chiedendo al padre di poterlo vedere.

I mesi e le settimane si rincorsero, il fronte sembra a tratti vicino e a tratti lontano. Lettere e cartoline si susseguirono nel tempo fino alla lettera del 22 aprile 1917 in cui egli informò casa della prossima possibile partenza per la guerra.

Brescia il 22 – 4 – 1917
Cara Mamma
Con questa mia ti fo sapere che al spuntar della mia partenza mi ha preso un caleio di un mulo cosi tutto sospeso per farmi portare perche la mama e molto grave puo essere certo la mia fortuna non si sa. Può fino darsi che mi fermo ancora anche a casa un paio di giorni. Ieri giorno mi ricevetti le tue lettere con molto piacere intesi la vostra ottima salute a riguardo del vaglia non ho ancora ricevuto. Non mi alungo di più Col salutarti di vero quore e sono tuo figlio Pietro
Fino a nuovo ordine non scrivermi fallo sapere alla Nina
[la fidanzata N.d.A.] sta fuori.
Tranquilla che io mi farò coraggio.
Saluti a tutti

Terruzzin Pietro partì per l’Isonzo ai primi di maggio 1917. Da quel momento i suoi scritti si ridussero drasticamente, anche per via della difficoltà di reperire carta e penna per scrivere. In data imprecisata, ma sicuramente dopo lo schieramento in linea del reparto, egli scrisse la seguente e toccante lettera alla sua ragazza, poi ricopiata dopo la sua morte:

Mia adorata Nina
avendo pottuto di avere un di carta e busta, ecco che ti scrivo qualche cosa sulla mia vita, che so che desideri di sapere.
Nina cara, io lo sai che mi trovo in trincea da più giorni, e sono salvo perché Iddio lo ha voluto. Nina mia, io sono stato ferito leggermente ma se mi prendeva giusto addio Piero, ma non hanno fatto tempo. Cara Nina ti prego, mi rivolgo a te, ti prego di pregare Iddio per me, dimi qualche preghiera per me al Santo di Padova, che la mia divossione e grande, Nina ti scrivo questa lettera, ma non ho boli, perdonami se ti toccherà pagare, ma spero che la riceverai volentieri lostesso. Questa lettera tienila per memoria che l’ho scrita in trincea Nina mia non gredevo che in trincea si avesse da fare tante tribolasione..!..quanta sete quanto sono….le noti che passo qui alla veglia è la mia mente corre subito a te, e dico fra me: guarda io qui e la Nina serò là nel suo letto pacifica e beata! se sapesse dove sono io certo non dormirebbe Nina per dirti tutto devo parlarti bocalmente. Se avrò la fortuna, la mano non mi regge più […]
.
Io termino ti saluto baciandoti di cuore e mi firmo di essere il aff.mo Piero che tanto ti ama, ciao Prego Iddio per me adio, Iddio ti benedica.

Si giunge così alla X battaglia dell’Isonzo. Non sappiamo se Pietro riuscì a ritornare a casa un’ultima volta. Considerate le vicende di moltissimi altri soldati è però probabile che egli non ci riuscì. Nel corso della battaglia, esauriti i portafariti, anche lui ricevette l’incarico di recuperare e soccorrere i bisognosi, adoperandosi ovunque nonostante l’intenso fuoco nemico. Fu a quota 652 del Monte Vodice che, il 24 maggio 1917 (secondo anniversario di guerra), all’età di soli 19 anni, venne raggiunto da una scheggia di granata che lo colpì al capo uccidendolo sul colpo. Ai primi giorni di luglio la famiglia ricevette la seguente lettera datata “Zona guerra 30 – 6 – 1917“,

Preg.mo Sig,re Terruzzin,
è con dolore vivissimo che faccio seguito alla triste notizia che già le sarà giunta ufficialmente.
Io che ho avuto l’occasione di apprezzare la bontà d’animo, la calura, il coraggio del povero Pietro, posso accertarle che cadde da eroe, di fronte al barbaro nemico, durante la vittoriosa giornata del 24 maggio alla quota 692 (Vodice). Cadde colpito da scheggia di granata austriaca, poco distante da me, subito dopo che aveva medicato un compagno ferito. Noncurante del pericolo, correva sempre qua e là, dove più infuriava il combattimento, per prestare la propria opera di portaferiti; avendo sempre per tutti parole di conforto.
Povero Pietro! Tutti ti volevamo bene, specialmente io, che ti avevo spesso accanto, sulla linea del fuoco, io che ti ero superiore, ma ti amavo come un fratello! La Patria può vantarsi di simili eroi: io l’ho già proposto al reggimento per la medaglia al valor militare.
Addolorato ma orgoglioso, le invio i miei saluti cordiali
Aspirante ufficiale Francesco Bernardi
Comand.te Interinale 748a Comp. Mitragl.a 21° Regg. Bersagl.
Zona di Guerra.

La richiesta del Sottotenente Bernardi andò a buon fine e Pietro venne premiato (postumo) con la la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “TERUZZIN Pietro, da Vigonovo (Venezia), soldato compagnia mitragliatrici Fiat, n. 9939 matricola – Unico portaferiti rimasto alla compagnia, noncurante di sè, si esponeva con mirabile ardimento, sotto il violento fuoco nemico, per soccorrere, sul campo durante l’azione, i feriti, anche d’altri reparti, finché cadde egli stesso colpito a morte. – Monte Vodice, 24 maggio 1917.

La famiglia cercò in seguito informazioni sulla sepoltura del proprio caro. Una lettera spedita da Zagomilla il 6 agosto 1917 dal Bernardi riportava la notizia che “ebbe onorata sepoltura presso Zagora, nel cimitero di guerra lungo l’Isonzo nella sponda redenta.” Questa informazione venne in seguito utilizzata dalla madre tra il 1920 ed il 1922 quando partì da Vigonovo per il vecchio fronte alla ricerca della tomba del figlio – una fossa comune in cui Pietro venne sepolto assieme ad altri due compagni – e per vedere i luoghi in cui egli cadde. Non si tratta di un caso isolato: molte madri e padri intrapresero spesso viaggi simili per cercare di capire e trovare pace.

Sappiamo, infine, che il cimitero in cui venne inizialmente sepolto Pietro venne smantellato nel dopoguerra; egli venne trasferito – come ignoto – nel cimitero di guerra di Plava dedicato al Generale Prelli ed in seguito tumulato nel Sacrario militare italiano di Oslavia.

La consegna del Gagliardetto della Memoria alla nipote Liliana Terruzzin
La consegna del Gagliardetto della Memoria alla nipote Liliana Terruzzin

Fonti bibliografiche:
Documentazione storica (lettere e cartoline) famiglia Terruzzin;
Albo d’Oro dei caduti d’Italia;
Atto di morte (Archivio Ufficio Anagrafe del Comune di Vigonovo);
sito internet: www.istitutonastroazzurro.org

Alberto Donadel

Gagliardetti della Memoria: Smaggiato Lino

Smaggiato Lino (1923-1945) in una delleultime istantanee
Smaggiato Lino (1923-1945) in una delle ultime istantanee

Lino Smaggiato di Romeo, veterano della Grande Guerra, era nato il 25 agosto 1923 a Vigonovo. Primogenito di una figliolata di 9 bambini, veniva definito dalla madre – forse in virtù del fatto di essere proprio il primogenito – il più bello, il più alto (era alto circa 1,90) ed un ragazzo d’oro.

Prima della guerra, Lino lavorava come mezzadro per la Contessa De Lazzara, la cui villa era a Barbariga presso San Pietro di Stra. La fame a quei tempi era molta e la Contessa, oltre che con il denaro, dava a Lino anche un cesta contenente frutta e verdura perché la portasse alla famiglia…ma spesso arrivava quasi vuota!

Non sappiamo con quale reparto Lino prese parte alla Seconda Guerra Mondiale; le poche lettere da lui spedite sono a tutt’oggi ancora da trovare.

Smaggiato Lino in marcia con il suo reparto. E' visibile a sinistra, indicato dalla freccia.
Smaggiato Lino in marcia con il suo reparto. E’ visibile a sinistra, indicato dalla freccia.

Di lui le notizie si perdono fino al 1945 quando cadde prigioniero dei tedeschi venendo condotto in un non meglio identificato campo di concentramento in Germania ove morì di fame e di stenti, assistito da un prete, il 21 febbraio 1945.
Quando la notizia della morte giunse in Municipio, si attese che il fratello Pietro, di cinque anni più giovane, partisse per il militare; solo allora la morte di Lino venne comunicata alla famiglia.
Nel frattempo, nella famiglia, a lutto non ancora reso noto si era sommato il lutto per la perdita di Antonietta, sorellina di Lino, che morì all’età di sette anni a causa di una scheggia di una bomba d’aereo caduta in prossimità dell’argine di Galta.

Smaggiato oggi riposa nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo, nel riquadro tombale n. 3, fila L, tomba n. 20. Per anni, dopo la sua morte, l’A.N.C.R. andava a far visita alla famiglia, portando qualche omaggio, ma mai seppe dire dove Lino era sepolto. Solo un cippo nel parco della rimembranza di Vigonovo ne ricorda la figura.

Flornda Marina Veller ritira il Gagliardetto della Memoria in memoria di Smaggiato Lino
Florinda Marina Veller ritira il Gagliardetto della Memoria in memoria di Smaggiato Lino

 

Fonti:

  • Documentazione fotografica e memorie orali famiglia Smaggiato

Alberto Donadel

Fango e gloria, proiezione del film a Vigonovo

fango e gloriaIl Comune di Vigonovo, in collaborazione con la Regione del Veneto, celebra il Centenario della Grande Guerra proiettando nella Sala Polivalente, alle ore 20.30, il film Fango e Gloria di Leonardo Tiberi (anno 2014 – durata 90 minuti). Fango e Gloria mischia una parte di di fiction con interessanti materiali di repertorio provenienti dall’Archivio Storico dell’Istituto Luce, sottoposti a procedimenti di colorazione e di sonorizzazione. La serata verrà introdotta dall’attore Giacomo Rossetto. L’ingresso è ibero fino ad esaurimento dei posti.

Ivan B. Zabeo

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